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al testo proposto da Rosanna Varoli
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Il rosso e il nero
(a Pier Paolo Pasolini) Mario operaio immigrato, comunista, ucciso dall’odio e dalla violenza dei fascisti, la giustizia proletaria ti vendicherà. 25 Agosto 1972. Il colpo secco atroce a tradimento: da terra ho visto il cielo farsi nero - le fauci orrende pronte ad inghiottirmi- poi il nulla è stato tutto, e sono andato. Ora io sono il viaggio in cui mi perdo, la voce che non parla se mi ascolti: di me, e dei miei diciannove anni non resta che una targa in un parcheggio, quattro parole fanfarone e vane tra gas di scarico, cartacce e vuoti non meno a perdere di me e di tutti: dissolti i miei compagni, oscuri gli altri, non capiranno mai, non capiremo che rossi e neri insieme e senza tregua abbiamo nutrito e ingrassato e reso eterno chi ci spingeva al macello, spargendoci come fiches a buon prezzo sopra il tavolo di un gioco truccato in cui vinceva solamente il banco. E non parlate d’odio e di vendetta: in questo buco di piscio e cemento io solo ne ho diritto, e non mi serve, ché queste sono sciocchezze da vivi, troppo fessi per non scriverne, ma poi troppo occupati per farla davvero. Avremo altri notai; io resto solo, guardo il mio sangue con disinteresse, e mentre il cielo sopra i tetti stinge, le fauci si riaprono sul mondo, la vita ci risputa al suo daffare; alle finestre la città si sveglia un giorno ancora al profumo del pane. |
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